Figure

Giorgia Fiorio

Figura: aspetto esteriore in quanto definibile mediante descrizione o riferimento; il particolare aspetto in cui si manifestano alcuni fenomeni; la rappresentazione artistica o illustrativa; un atteggiamento esemplare che rinvia a specifiche proporzioni; nella retorica, il procedimento o, l'artifizio stilistico per cui una parola o una frase vengono adoperate con un significato diverso da quello che hanno; in filosofia, ciascuna delle forme fondamentali del sillogismo [...]

La figura è dunque la forma esteriore che rinvia ad altro – così la fotografia: non una copia del reale, ma ciò che del reale l'autore evoca e traduce nel proprio linguaggio fotografico. La fotografia è anch'essa una figura, la rappresentazione di un immaginario antecedente che trascende la contingenza del reale. In questo senso le fotografie non sono mai risposte, ma ognuna singolarmente una domanda posta a chiunque la guardi, posta in fin dei conti, all'autore da sé stesso.
Questa selezione presenta 14 figure estratte da un progetto ancora in corso, "il Dono".
14 paesaggi immaginari o diverse declinazioni di paesaggi simbolici dell'immaginario collettivo: alcuni – le Montagne Sacre ad esempio – sono "vedute" di luoghi di fatto esistenti che rievocano una specifica simbologia; altri, come la pietra del giardino Kansho di Rioan-ji, sono paesaggi in miniatura, concepiti per facilitare la contemplazione e trasportare per l'appunto l'immaginario; altri ancora, come ad esempio la fuga sul mare, rievocano soltanto un'idea astratta di paesaggio, quello dell'anima. Ognuno, rinvia a una dimensione ulteriore: quella di coloro che li hanno realmente contemplati, quella di coloro che senza mai vederli li hanno immaginati, come quella di coloro che li hanno astrattamente concepiti. Tutti coincidono con un'evidenza dell'inspiegabile.
Non avrei mai pensato di fotografare forme e paesaggi prescindendo dall'elemento umano, prescindendo da "i raggi roventi della vita" reale, finché un certo giorno, dentro alle rovine di AngKor Wat, mi sorpresi a fotografare un muro. Le pietre di quel muro, erano ricoperte (oltre che d'immese radici), degli sguardi che da sempre vi si erano posati e, quegli occhi, quegli sguardi, le avevano in qualche misura "caricate" di una dimensione inconoscibile.
Questo mi emoziona, guardare per vedere oltre lo sguardo: il riflesso di due specchi uno dinanzi all'altro, l'inesistente all'infinito